La mastoplastica additiva è un intervento volto all’aumento del volume del seno mediante l’introduzione di protesi di silicone. Le candidate ideali per quest’operazione sono donne con mammelle sproporzionatamente piccole o asimmetriche, con forma e volume indesiderati o che hanno perso consistenza in seguito all’allattamento o di un forte dimagrimento.
La misura e la forma delle protesi viene scelta insieme al chirurgo nel corso della visita in studio, durante la quale vengono considerati attentamente fattori quali le dimensioni della mammella, del torace e la costituzione generale, nonché le preferenze personali. Esistono infatti sul mercato moltissime tipologie di protesi diverse da scegliere in funzione del risultato che si desidera ottenere. Oltre che per materiale contenuto, queste si differenziano anche per dimensione e forma. Per quanto concerne la forma, ce ne sono fondamentalmente di due tipi: quelle rotonde e quelle anatomiche che hanno una forma a goccia che va a mimare la vera e propria forma naturale del seno. Le protesi possono essere collocate in due posizioni differenti: sopra il muscolo pettorale, direttamente sotto la ghiandola mammaria, oppure al di sotto dello stesso.
Adottando il primo posizionamento, il seno apparirà molto tondo e si noterà con più facilità la presenza delle protesi stesse. Collocando invece la protesi sotto il muscolo pettorale si otterrà un risultato più naturale grazie al fatto che il muscolo modella e cela maggiormente la presenza della protesi, ed è quest’ultima procedura quella più frequentemente adottata.
Le incisioni per l’inserimento delle protesi possono essere fatte in diversi punti: sotto l’areola, nel solco sottomammario o a livello ascellare. L’incisione ascellare è tra tutte la più visibile e dunque la meno praticata; l’incisione areolare, quando l’areola è sufficientemente grande da consentire l’inserimento della protesi, è molto praticata: il confine tra l’areola e la pelle va infatti a costituire un buon accesso in quanto la cicatrice tende a mimetizzarsi molto bene. L’incisione nel solco mammario, se ben posizionata, tende anch’essa a ben mimetizzarsi, sebbene resti più visibile rispetto alla precedente. Esiste anche una scuola che propone l’inserimento delle protesi dall’ombelico ma questa pratica è considerata rischiosa.
L’intervento è eseguito in regime di ricovero in anestesia generale e dura circa un’ora e mezzo.
Al termine dell’intervento viene applicato un reggiseno piuttosto consistente da indossare durante il periodo post-operatorio; il giorno successivo, dopo la visita di controllo del chirurgo, si potrà andare a casa osservando settimana di riposo e riprendendendo gradualmente le attività leggere, ma non sarà possibile fare sport prima di un mese.
L’organismo reagisce nei confronti delle protesi come con qualsiasi altro corpo estraneo, dando luogo alla formazione di una capsula fibrosa che con il tempo può tendere a costringere la protesi dandole una consistenza maggiore. Questa è la più comune complicanza nel lungo periodo della mastoplastica additiva, anche se tale evenienza si è notevolmente ridotta con l’uso delle protesi a superficie rugosa. Un’altra riduzione di frequenza della contrazione capsulare può essere ottenuta ponendo la protesi sotto il muscolo pettorale, ma anche in questo caso essa può presentarsi dopo mesi o anni. Raramente questo problema può richiedere un intervento chirurgico di correzione.
Metodica innovativa che provoca un miglioramento della qualità della pelle, semplicemente prelevando una piccola quantità di sangue e re-iniettando dopo una centrifugazione di qualche minuto, solo il siero contenente una grossa quantità di piastrine. Queste cellule, appena iniettate, liberano una quantità notevoli di fattori di crescita, contenuti nei granuli alfa. Con il passare degli anni diminuisce la capacità della pelle di mantenere l’elasticità e la levigatezza e di trattenere acqua: ciò si traduce in una riduzione della luminosità, della struttura e della compattezza cutanea
Si applica una crema anestetica per alcuni minuti a livello del volto, del collo, del decolté o delle mani, mentre viene eseguito un prelievo di sangue dal braccio di circa 20 ml. Il sangue viene centrifugato per alcuni minuti e mediante un kit vengono attivate le piastrine contenute nel siero, poi iniettato nelle zone interessate.